Anello Mont Meabè – Becca d’Aver & Cima Longhede
- Agosto 15, 2023
- by
- Maria Paola Salvanelli
Quest’anno il mio ferragosto è stato decisamente alternativo. Nessuna grigliata o attese infinte a tavola.
Infiniti sono stati i passi percorsi, un’itinerario decisamente “aereo” che mi ha regalato una leggerezza d’animo che da tanto tempo non assaporavo, nonostante questa estate non sia stata particolarmente statica. I sentieri in cresta per me hanno un fascino ineguagliabile, un misto tra paura e attrazione ma alla fine prevale sempre la seconda e a fine giornata posso solo che ringraziare quel pizzico di audacia in più che mi permette di vivere esperienze impagabili.
L’itinerario prescelto si sviluppa sopra Torgnon, in Valtournanche. Raggiungo e supero l’abitato di Torgnon e raggiunto l’area pic nic (quella che in inverno si trasforma nel Winter Park di Torgnon) di Chantornè. Lascio l’auto in uno slargo sulla strada, poco sotto l’imbocco vero e proprio del sentiero.
Sono le 8,00 della mattina e mi sto già allacciando gli scarponi. In generale le persone a ferragosto preferiscono trascorrere la giornata con le gambe sotto al tavolo, tuttavia ho preferito anticipare il più possibile la partenza per godermi la cima in solitudine. Confesso che non sono solita essere così mattiniera e le mie partenze non sono proprio in linea con le usanze montanare, ma alla fine arrivo sempre dove voglio arrivare, forse sudando solo un po’ di più degli altri.
L’idea iniziale era salire alla Becca d’Aver e poi proseguire per Cima Longhede, ma visto l’orario, ripeto per me insolito e l’aria frizzantina che si respira grazie alla pioggia di questa notte, decido di aggiungerci un’altra cimetta, il Monte Meabè. Siamo o non siamo a Ferragosto? C’è chi farà indigestione di costine, io prediligo una dieta differente. Non c’è giudizio nelle mie parole, solo mi rendo conto di avere gusti che non sempre vengono condivisi o capiti.
L’obiettivo della giornata, oltre ovviamente alle cime appena citate, è stare “nel qui ed ora”. Nei giorni scorsi pur avendo camminato tanto ed essermi dedicata tempo per me, era come se ogni passo amplificasse la ruminazione mentale. La testa e parte delle mie energie erano aggrappate altrove. Capita a tutti di avere momenti in cui tanto più ci si ripete di “lasciar andare” tanto più si rimane impantanati in ragionamenti che diventano ridondanti e alla lunga tossici. L’itinerario prescelto, come dicevo è altamente “aereo” e richiede molta presenza e attenzione; questo mi aiuterà a rimanere ancorata ad ogni singolo passo senza vagare con la mente altrove. Raramente mi apro sul blog a considerazioni tanto personali, oggi ho sentito il bisogno di farlo e chissà che non possa essere di ispirazione a chiunque si ritrovi nelle mie parole. Ma ora dedichiamoci unicamente al percorso.
Seguo la segnaletica e il segnavia nr.8. Taglio sui prati che in inverno sono piste da sci. Dopo una decina di minuti interseco una poderale e mi immetto sul sentiero vero e proprio. Passo di fianco all’ Alpeggio diroccato di Fontain (1940 mt). La giornata promette bene, si vede benissimo tutto il gruppo del Massiccio del Monte Rosa. Salendo verso Torgnon era ben visibile anche il Cervino.
Poco dopo l’Alpeggio Meabè si trova una serie di cartelli a conferma della direzione da seguire.
Mont Meabè sentiero 8, tempo di percorrenza 1 ora e 50 minuti. Difficoltà E. Proseguiamo.
Superato l’alpeggio Fontain si entra in un bel bosco di larici e abeti. È un tratto in comune con il sentiero che conduce alla Becca d’Aver. Guadagno dolcemente quota e raggiungo un bivio. Tengo la destra.
Si apre una bella visuale sulle malghe e gli alpeggi sottostanti. Pur avendo il sole contro è ben visibile l’abitato de La Magdaleine, nel versante di montagna opposta.
A quota 2.260 mt si raggiunge una sorta di balconcino panoramico da cui è ben visibile la Becca d’Aver e ancora più in là, la sagoma inconfondibile dell’Emilius e la Grivola. È una giornata particolarmente limpida che permette di scorgere le principali cime della Valle d’Aosta e il Mont Meabè mi sembra un punto di osservazione privilegiato.
Noto delle strutture metalliche, dei paravalanghe. Sono stati installati proprio su tratti del sentiero e ci si dovrà passare in mezzo, quindi prestate molta attenzione a non inciampare sui cavi metallici. La croce di vetta è ben visibile sopra la mia testa.
Poco prima della cima si incrocia il nuovissimo sentiero 9A, che con un entusiasmante alternanza di tratti in cresta a tratti meno “arieggiati” conduce a Col Fenetre e successivamente alla Becca d’Aver. Ma ne parliamo dopo.
Raggiungo nei tempi indicati dalla segnaletica il Mont Meabè. Mi appare da subito il Cervino in tutta la sua magnificenza ma tempo qualche istante e già è ricoperto di nuvolette dispettose che ne oscurano la vista.
È stata un’apparizione fugace ma molto emozionante. Dando la schiena alla croce di vetta, posso comunque apprezzare tutto il Ghiacciaio del Monte Rosa di fronte a me, il vallone di Saint Barthélemy alla mia sinistra, la cresta e la Valtournanche alla mia destra, da dove sono salita. Puro spettacolo.
Nota: la cima contraddistinta dalla croce a quota 2.556 m, dove normalmente ci si ferma, è in realtà l’anticima. La vetta del Mont Méabé (2.616 m) non è raggiungibile escursionisticamente in quanto è separata dall’antecima da un’ampia insellatura rocciosa.
Mi concedo una breve pausa e torno sui miei passi fino ad imboccare il bivio con il sentiero 9A.
Dalla croce ho incontrato altre persone, tutti a domandarci come fosse questo nuovissimo sentiero. Tutti con la voglia di percorrerlo ma allo stesso tempo timorosi che potesse esser troppo difficile o con tratti eccessivamente esposti. Alla fine, le cose bisogna vederle con i propri occhi, così decido di fare da “apri pista”.
Si percorre un pezzettino in cresta, il sentiero è sufficientemente largo e comodo ma sicuramente non indicato per chi soffre di vertigini. Si scende poi di quota attraverso un sentiero che dopo alcune curve a gomito si srotola davanti a me con un lungo traversone. Stretto è stretto ma nulla di difficile, anzi, lo trovo molto piacevole. Vi posto alcune foto; come dicevo, essendo un sentiero aperto da poco, sulla cima del Monte Meabè eravamo in diversi ad interrogarci sul sulla sua reale difficoltà. Questo brevissimo ma dettagliato reportage sono certa vi sarà utile.
Raggiungo Col Fenétre, il cui nome trae in inganno. Non è un punto panoramico come uno si potrebbe aspettare. Dal Meabé al Col Fenétre si impiega un’oretta scarsa. Non è un collegamento impegnativo come pensavo, anzi, ho trovato molto più faticoso e tratti molto più esposti nel sentiero che dal Col Fenétre conduce alla Becca D’Aver, come ben riporta il cartello all’imbocco del sentiero, che stacca sulla vostra sinistra.
Attenzione: raggiunto il Colle Fenétre trovate 3 diversi sentieri. Alla vostra sinistra quello che porta alla Becca, alla vostra destra il sentiero 105 che scende verso il vallone di Saint Barthélemy e di fronte a voi uno che sembra sparire nel bosco ma che vi attirerà in maniera particolare. Ignoratelo! Finisce in una sorta di pietraia molto poco stabile, superata la quale il sentiero sembra proseguire ma poi si blocca. Non so se un tempo era una via alternativa per raggiungere la Becca, al momento mi verrebbe da dire che non è agibile anche se non c’è alcun cartello di avviso. Testato mesi fa sulla mia pelle, o meglio sulle mie gambe, e come me sono cadute in errore tante altre persone.
Il primo pezzettino è un pò più tecnico. Ci sono alcune catene fisse, nulla di difficile ma sicuramente meglio da fare in salita piuttosto che in discesa. Per il ritorno non passerò di qua, farò infatti un anello.
Superato questo primo tratto in cui si guadagna velocemente quota in pochi metri il sentiero alterna dolci sali scendi e tratti decisamente più esposti e impegnativi.
Nel mentre l’alpeggio Gorzè e zone limitrofi si è riempito di auto e arrivano fino al mio orecchio i principali tormentoni estivi. A valle sono decisamente nel pieno dei festeggiamenti.
Anche per questo tratto non mi spendo più in parole ma vi lascio una carrellata di foto ben più esplicative. Ne scatto una anche opposta al senso di marcia. In lontananza il Monte Meabè dove ero questa mattina. Ben visibile tutto il tracciato che mi ha portato fino a qua. Impressionante pensare di aver fatto tanta strada da questa mattina.
Arrivo ad un bivio. Anche qui, come prima al Col Fenétre prestate attenzione. Vi verrà naturalmente da proseguire diritto davanti a voi. Sbagliato. Per la Becca dovete tenere la sinistra e quindi imboccare il sentiero in leggera discesa. L’altro credo conduca Mont Fenétre ma non ne sono sicura, anzi se avete maggiori info vi invito a scriverlo nei commenti.
Questo tratto è molto “arioso” e super super panoramico. È molto bello vedere come da stamattina, la luce, che nel frattempo è cambiata, conferisca percezioni diverse dello stesso panorama. Allo stesso modo la Cima Longhede, che salendo al Mont Meabè sembrava tanto vicina, ora più mi avvicino più lei si allontana. È uno strano effetto ottico e di prospettiva.
Si intravede ancora il Cervino sempre nascosto dalle nuvole. Si sa che è una montagna un po’ schiva, dopo tutto è il Re.
Eccomi finalmente sulla Becca d’Aver. Dal Col Fenétre alla Becca ho impiegato 1 ora e mezza ma me la sono presa comoda comoda, fermandomi a fare tante foto. Si riesce a fare anche solo in un’ora.
Proseguo la mia camminata in cresta per raggiungere Cima Longhede, ultima tappa della giornata.
Raggiunta la croce si ha una bella panoramica sull’area pic nic di Champlong. Altro possibile punto di partenza per raggiungere tanto la Becca come Cima Longhede. Lo avevo percorso tempo fa ma mi aveva entusiasmato meno.
Dopo alcune foto di rito, tra cui ad una splendida farfalla gialla come non se ne vedono quasi più, ripercorro a ritroso il crinale fino ad un bivio. Invece di proseguire verso la Becca, utilizzando il sentiero dell’andata, tengo la destra e con una lunga diagonale, perdendo leggermente quota, raggiungo un gruppo di baite diroccate ubicate proprio poco sotto la Becca. C’è anche una croce bianca che caratterizza un piccolo balconcino naturale.
Raggiunte le baite, continuo a scendere seguendo il segnavia numero 11. È sicuramente meno entusiasmante del percorso dell’andata ma mi permette in poco meno di un’ora di rientrare all’area di Chantornè dove ho parcheggiato e regala una bella prospettiva su Torgnon.
Abbassandosi si quota il sentiero entra poi in un bel bosco di larici e l’instabile pietrisco che lo ha caratterizzato fino ad ora, lascia finalmente il posto ad un fondo di terra molto più piacevole. L’ultimo pezzo si congiunge a quella che in inverno è una pista da sci.
Quello che vi ho appena descritto è un anello lungo, mediamente impegnativo e che mi ha piacevolmente stupito. Ve lo stra-consiglio. Non lo aspettavo tanto panoramico ed entusiasmante. Ovviamente può essere scomposto in più escursioni, percorsi ad anello o utilizzando la stessa strada per andata e ritorno. La peculiarità di questa zona è che si presta alle più svariate interpretazioni, tutto dipende dalla vostra preparazione e voglia di camminare.
TABELLA RIASSUNTIVA
- Partenza da Torgnon-Chantorné: quota 1.830 mt
- Tappa intermedia: Mont Beabè quota 2.556 mt
- Arrivo: Becca d’Aver quota 2.469 mt
- Tappa intermedia: Cima Longhede quota 2.419 mt
- Dislivello complessivo in positivo: 726 mt
- Totale Km: 17
2 Comments
Giorgio
21st Lug 2024 - 11:31Bellissima relazione: entusiasmante e scritta molto bene. Complimenti .
Conosco benissimo queste montagne avendoci passato infinite estati e sono esattamente come da relazione, soprattutto quando si riesce a godersela in solitaria.
Avrei solo una nota da fare: ho fatto l’anello al contrario inserendo anche il Mont Fenetre; il sentiero parte proprio nel bivio evidenziato dalla pietra verticale, arriva ad un colletto e poi bisogna trovarsi la strada salendo in direzione nord. Sono pochi minuti e non direi che ne valga la pena se non per togliersi lo sfizio di aggiungere una cima.
Il dislivello complessivo finale da gos è stato di 1170 m d+, i km 13.
Se possibile correggerei il dislivello. 726 m possono invitare persone ad affrontare il percorso anche con poco allenamento e poi si potrebbero trovare in difficoltà per la fatica proprio nel pezzo più “complesso” della risalita dal Col Fenetre alla Becca d’Aver.
Saluti.
Maria Paola Salvanelli
29th Lug 2024 - 9:34Ciao Giorgio, grazie per il tuo commento e suggerimento di includere nell’itinerario il Mont Fenetre. In merito al dislivello, è giustissimo il tuo punto, tuttavia ho controllato e mi tornano i conti fatti in precedenza. Tu quale punto di partenza consideri? Un caro saluto