NAMIBIA – Il Deserto del Kalahari
- Settembre 14, 2017
- by
- Maria Paola Salvanelli
La prima tappa del nostro viaggio in Namibia è stato il Deserto del Kalahari, a circa 300 km di distanza da Windhoek. Inizia la nostra avventura on the road, sono così emozionata che quasi fatico a stare concentrata sulla cartina, attività che il mio il ruolo da copilota impone. Per fortuna le strade sono poche ed orientarsi è molto semplice, una volta tanto il navigatore è del tutto superfluo!
Imbocchiamo la B1 in direzione Sud verso Rehobot; a 10 km circa prima di Mariental giriamo sulla C20 e dopo 20 km raggiungiamo l’ Anib Lodge. La strada scorre dritta e asfaltata, un lusso a cui dovremo presto dire addio. Già dal giorno successivo avremo un primo assaggio delle tanto temute gravel road namibiane, su cui, volenti o nolenti dovremo abituarci a guidare. La possibilità di bucare in questa vacanza sarà fino all’ ultimo il mio più grande spauracchio. Su tutte le guide e diari di viaggio che ho letto il giudizio è unanime: bucare è all’ ordine del giorno! nulla di insormontabile, per carità, ma dipende sempre dal dove e dal come avviene. Staremo a vedere, per ora faccio tutti gli scongiuri di cui sono capace. Fino a Mariental non incontriamo nessun centro abitato, troviamo solo un paio di depositi, cave e un nutrito gruppo di babbuini che, indisturbato, ha irrotto sulla carreggiata.
Ci stiamo lentamente addentrando negli ampi spazi namibiani, un paesaggio quasi lunare, in cui prevalgono tutte le gradazioni possibili di giallo, ocra, arancione e la “leggendaria” terra di siena. Se come me il vostro passatempo preferito da bambini era colorare, ed eravate tra i fortunati a possedere la meravigliosa valigetta da 36 pastelli della Faber-Castell, saprete facilmente riconoscere questo colore. Un nome che ha da sempre suscitato in me grande fascino ed ora che mi trovo in Namibia non ho più dubbi, è questa la famosa tonalità che tanto mi ha fatto viaggiare con la fantasia da piccola.
Raggiungiamo il nostro Lodge dopo una prima serie di felici quanto inaspettati avvistamenti: uno struzzo, una giraffa, un gruppo di teneri suricati. Dal cancello di ingresso percorriamo una breve strada sterrata dalla caratteristica colorazione rossa che conduce alla struttura principale. Vari cartelli ci invitano a rallentare per non infastidire gli animali che potrebbero esserci nelle vicinanze.
L’entusiasmo è alle stelle, non mi aspettavo una location cosi bella. Un oasi di silenzio e tranquillità.
In attesa di poterci appropriare della nostra camera ci rilassiamo in piscina all’ ombra delle palme ma non azzardiamo nessun bagno, l’acqua è veramente gelida nonostante il sole sia caldo e in costume si stia divinamente. L’afa e l’umidità che ci ha tormentato per tutta l’estate è finalmente lontana chilometri.
All’ interno della struttura tutto è curato in ogni minimo dettaglio, il personale è molto cortese e sempre sorridente. Peccato pernottare qui solo una notte.
Nell’ area di fronte alla nostra camera si trovano delle simpatiche mangiatoie che, ad una distanza di sicurezza, offrono la possibilità di contemplare in tutta tranquillità, su comodi divanetti e sedie a dondolo, gli animali che vengono a rifocillarsi, per lo più Helan e Gnu.
La struttura organizza per i propri ospiti dei game- drive nello splendido deserto del Kalahari ma quelli del pomeriggio sono già fully booked. Ripieghiamo su un giro in bici attraverso i walking trails della riserva fino al calare del sole.
Con grande sorpresa incontriamo un sacco di animali. Avvistiamo subito un branco di zebre, che totalmente indisturbate dal nostro arrivo continuano a brucare placidamente. Poi è la volta delle dolcissime giraffe che con i loro movimenti un po’ scoordinati riescono sempre a farmi sorridere. Saremmo rimasti ad osservarle più a lungo ma alle 17,30 il sole sta già calando e il regolamento impone di essere di ritorno al Lodge prima che faccia il buio.
Alba e tramonto, assieme ai chilometri macinati, saranno gli unici parametri che scandiranno le nostre giornate. Nessun orologio, orari o appuntamenti da rispettare. Per 15 giorni abbiamo vissuto al ritmo di madre natura.
Nel bellissimo ristorante della struttura, gustiamo per la prima volta quelle pietanze che diventeranno una costante del nostro viaggio, come la carne di Orice e di Sprinbook, due antilopi tanto graziose e fotogeniche quando le vedi scorrazzare nel bush ma altrettanto buone quando te le ritrovi nel piatto. Non me ne vogliano i vegani che mi stanno leggendo ma una carne cosi tenera erano anni che non l’assaggiavo. Durante la cena le cameriere, visivamente divertite, ci hanno intrattenuto con canti tipici, intonati con una potenza che solo le donne africane sono in grado di liberare.
L’indomani alle 5,30 saremo già operativi, pronti per il game-drive all’ interno della riserva.
Usciamo dal nostro Lodge che è ancora buio e fa freddissimo, molto più di quanto ricordassi nei safari in Sudafrica. Quando ho preparato la valigia c’ era talmente tanto caldo in Italia che ho preso un po’ sottogamba il dettaglio dell’escursione termica, mi sembrava tutto eccessivamente troppo ma questa mattina qualche strato in più l’avrei apprezzato.
Raggiungiamo una duna per ammirare l’alba da una postazione privilegiata. Non appena il sole fa capolino tutto attorno a noi si accende di un rosso talmente intenso che mi sembra ancora di sognare. Forse perché è stata la nostra prima alba namibiana e il primo approccio con il deserto ma lo spettacolo della luce del sole che lentamente accende le dune è una delle immagini più vive che conservo di tutto il viaggio. Ho provato una sensazione di totale sintonia con la natura e di pace con il resto del mondo.
Mentre noi estasiati scattiamo foto all’impazzata la nostra guida ci prepara il caffè e qualche stuzzichino dolce per mettere a tacere lo stomaco, che piano piano si sta risvegliando pure lui.
Il paesaggio è unico, lunghe strisce parallele di dune rosso fuoco striate dal vento, alternate ad avvallamenti coperti di vegetazione.
Qualche parola sul deserto del Kalahari è ora d’obbligo.
Il deserto del Kalahari è uno dei deserti più vasti del pianeta. Si estende per circa 500.000 km2 tra la Namibia, lo Zimbawe, il Sudafrica e gran parte del Botswana. Più di 5 milioni di anni fa al posto del deserto vi era un lago, il Makgadikgadi, che in seguito ad importanti e significativi cambiamenti climatici, si è estinto, lasciando il posto ad un immenso e suggestivo deposito di sabbia; come lo definiscono i geologi la più vasta estensione di sabbia senza interruzione del mondo.
È un deserto sabbioso ma con dune poco elevate, dal caratteristico colore rosso, talmente intenso da sembrare finto. Questa colorazione cosi suggestiva è dovuta alla presenza di ematite, un minerale ossidante del ferro. Le dune si presentano come lunghi strisce parallele ed inframmezzate da avvallamenti coperti di una fitta vegetazione, vegetazione che ha un effetto stabilizzante sulla sabbia.
La definizione di deserto per il Kalahari in verità è impropria. Una zona può infatti definirsi desertica quando riceve meno di 25 mm di acqua all’ anno. Il Kalahari ne riceve molta di più, in parte arido, in parte semi arido e la zona più arida riceve non meno di 100 mm di acqua piovana all’ anno.
Definizioni a parte, il Kalahari è un luogo magico. Questi grandi spazi dove non ho incontrato anima viva per chilometri mi hanno trasmesso un energia nuova, rivitalizzante. Abituata a vivere in città, schiacciata dal cemento, questo vuoto e questo silenzio sono per me ricchi di fascino e mistero.
Il game-drive prosegue sempre a bordo delle robuste jeep. Avvistiamo kudu, zebre, struzzi, springbok, orici e giraffe. Purtroppo nella riserva non sono presenti leoni o altri felini ma i primi avvistamenti della fauna locale sono stati ugualmente emozionanti.
Una caratteristica del Kalahari è la presenza di numerosi nidi di dimensioni gigantesche, sono cosi grandi da ricoprire interi alberi. Sono i nidi dei cosi detti uccelli tessitori sociali, uccellini molto piccoli, simili ai passerotti, che amano vivere in colonie numerose e sono molto laboriosi. Li abbiamo osservati volare senza sosta dentro e fuori dal nido alla ricerca di pagliuzze che avrebbero reso la loro casa sempre più imponente. Dei veri e propri condomini! La guida ci spiega che è sempre meglio non sostare troppo sotto al nido perché se per disgrazia dovesse cadere o il ramo spezzarsi ne verreste sepolti. Come dargli torto!
Identifichiamo anche numerosi termitai. Ce ne sono di 2 tipi: tondi, più simili a rocce e a punta, più simili a camini. Al di là della forma la particolarità del termitaio è quella di mantenere la temperatura opposta a quella esterna. Se all’esterno fa freddo, ad esempio la mattina o di sera, all’interno è caldo, viceversa quando fuori è caldo all’interno si mantiene fresco. Questa termo regolazione autonoma è molto particolare e ancora una volta mi da prova della perfezione della natura.
L’escursione è stata molto interessante grazie anche al bravissimo driver che ci ha spiegato nel dettaglio le caratteristiche, non solo di tutti gli animali incontrati, ma anche delle diverse tipologie di piante, in particolare le acacie, che crescono numerose in questa zona.
Al termine del game-drive ci gustiamo una ricca colazione a base di uova, bacon, yogurt, marmellata, pancakes e litri di caffè. Assieme alla carne di orice e springbok, la full english breakfast sarà un altro leitmotiv gastronomico di questa vacanza.
A malincuore impacchettiamo le nostre cose e ripartiamo. La prossima tappa ci condurrà verso il Deserto del Namib. Ma di questo ve ne parlerò in un prossimo post. Continuate a seguirmi.
ARTICOLI SULLA NAMIBIA
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