Varanasi, alla scoperta dell’ India più vera
- Aprile 05, 2015
- by
- Maria Paola Salvanelli
Considerata la più antica città vivente del mondo essendo abitata da più di 4000 anni.
placcato d’oro, risale al 1777 ed è il tempio principale sin dallo scorso millennio.
Attenzione a non commettere gesti che potrebbero venir interpretati come sacrileghi. Meglio non toccare nulla nei dintorni. Potrete entrare all’adiacente Annapurna Temple o, se è venerdì, alla moschea Gyanvapi, la grande moschea di Aurangzeb con minareti di 71 m. che mostra nelle colonne e nelle fondamenta il suo lontano passato di tempio indù.
Ma l’attrazione principale per i visitatori e i pellegrini sono i centinaia di Ghats, lunghe rampe di scale di pietra che terminano nel fiume; la mattina, al sorgere del sole, potrete assistere ad un rituale antichissimo, il Surya Namaskaar, durante il quale i devoti danno appunto il benvenuto al Sole, come migliaia di anni fa. Al tramonto invece, si celebra la Puja. I bramini danzano e cantano tenendo in mano sculture di luce; fuoco e luce vengono offerte al fiume, tra canti, cimbali, mantra e migliaia di offerte votive luminose che fluttuano sulle acque.
Lungo le gradinate principali, sotto grandi parasole, i sacerdoti, gli astrologi e gli indovini prestano servizio per i credenti, impartendo mantra, responsi, officiando riti e intercedendo con le divinità, mentre centinaia di Sadhu meditano praticando yoga o semplicemente trascorrendo lungo il fiume la loro vita ascetica.
Un discorso a parte lo merita la cerimonia del funerale, la città infatti oltre ad essere luogo di abluzioni è anche un luogo propizio per morire. Mi è stato spiegato che la cremazione non è per tutti: i bambini, le donne incinte e chi è morto in circostanze particolari sono ritenuti puri, non vengono cremati ma ad essi viene legata una pietra al collo e gatti direttamente nella acque della Ganga. per tutti gli altri il rituale prevede la cremazione. Dopo essere stato lavato nella acque del fiume sacro, il defunto viene copero con olio di legno di sandalo e di bayan, un albero ritenuto sacro, per attenuare gli odori; è davvero impressionante vedere queste enormi cataste di legna. La pira viene accesa tramite una fascina a cui viene dato fuoco nel tempio di Shiva e che sovrasta uno dei ghats e che si dice sia alimentato da un fuoco perenne. La pira viene mantenuta viva per ore grazie al ghi, un burro chiarificato che causa un fumo particolarmente denso. Quando il corpo è totalmente incenerito, le ceneri vengono buttate e sparse nel fiume.
La perdita di un proprio caro è indubbiamente dolorosa ma averlo perso a Varanasi significa che è libero dal samsara: la sua anima ha finito di essere tormentata dal ciclo delle reincarnazioni e può finalmente annullarsi. Per questo motivo nel corso dei secoli milioni e milioni di induisti sono venuti a morire qui. È sempre a Varanasi che ogni induista desidera vengano sparse le proprie ceneri, perciò le pire per la cremazione ardono 24 su 24 e ogni sera al tramonto.
Un’esperienza unica è girare per i vicoli della città vecchia, estremamente decadente ma ad ogni angolo si può trovare qualcosa che colpisce l’occhio, sia esso un tempietto finemente costruito e nascosto dai palazzi, una moschea, simbolo della grande tolleranza religiosa degli indiani, una casa riccamente decorata, oppure un bel un cortile. Perdersi tra i suoi vicoli (e perdersi è automatico) è il modo migliore per conoscere questa città.
permette di percepire il legame spirito corpo religione . Varanasi è da vivere, è difficile da descrivere ma ogni volta che ci ripenso mi vengono ancora i brividi!