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Curiosa, entusiasta, sempre in movimento. Da quando ho iniziato a viaggiare non ho piu smesso! Se vuoi conoscermi meglio clicca sulla mia foto.

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Aosta, un gioiellino incastonato nelle montagne

 Aosta, il capoluogo della regione autonoma della Valle d’Aosta, è un gioiellino incastonato nelle montagne. Fondata dai romani nel 25 A.C., all’inizio dell’età augustea – col nome di Augusta Praetoria, nei pressi della confluenza del torrente Buthier col fiume Dora. Per l’importanza dei monumenti romani, i cui resti sono ancora visibili, Aosta venne definita la “Roma delle Alpi”. Oggi è una bella e tranquilla cittadina, con poco più di 35.000 di abitanti, una via di mezzo tra città e paese.  Il centro cittadino, concentrato in poche vie, visitabile a piedi e in poche ore, riuscirà a conquistarvi a prima vista. Per me è stata una vera scoperta!

La mia visita inizia dal Ponte romano, su cui è ubicato il nostro Hotel.

L’Hotel Cecchin, prenotato su booking, è un piccolo Hotel a gestione famigliare, veramente comodo per visitare la città. In una posizione tranquilla a due passi dal centro storico, pulito e accogliente. La struttura è stata ristrutturata di recente, un po’datato invece il mobilio ma nel complesso si è rivelato un’ottima scelta. In prossimità dell’Hotel, e quindi del Ponte Romano, si trova anche un comodo parcheggio (tariffe nella media), in cui potete lasciare la macchina per proseguire a piedi.

A poca distanza si trova l’Arco di Augusto. L’Arco dedicato all’imperatore Augusto fu costruito nel 25 a.C. per festeggiare la vittoria contro i Salassi e la fondazione della nuova colonia romana.  Sembra quasi che sia stato eretto per fare da guardia al centro storico.

Lasciatevi alle spalle Piazza Arco d’Augusto e imboccate via Sant’Alselmo.

La pavimentazione lastricata, le botteghe locali, ricche di prodotti tipici e prelibatezze varie … per un attimo vi sembrerà di essere capitati tra i vicoli di un borgo umbro o toscano, ma i nomi in francese delle vie e la vista delle montagne innevate vi ricordano di essere da tutt’ altra parte!

Dopo poco più di 500 metri, si giunge a Porta Pretoria uno dei tanti resti romani valdostani ancora intatti. Costruita sempre nel 25 a.C. aveva tre aperture ancora oggi visibili: una centrale per i carri e due laterali, per i pedoni. Era interamente ricoperta di marmo, come è visibile in parte nella facciata orientale. Qui trovate l’ufficio del turismo, dove potete richiedere una mappa, anche se le attrazioni principali sono chiaramente indicate dalla segnaletica agli incroci di ogni via.

Alla destra della Porta Pretoria, si trova l’Anfiteatro romano che dopo anni di delicati restauri è nuovamente visibile in tutta la sua imponenza. Camminando su passerelle di legno, potrete ammirare la monumentale facciata, alta ben 22 mt. Si stima che le gradinate potessero ospitare fino a 4.000 spettatori, a riprova della grande importanza della città in epoca romana. Ammirare questo magnifico anfiteatro con lo sfondo delle Alpi non è cosa da tutti i giorni, e credo di averci trascorso anche più tempo del dovuto ma ovunque mi girassi vedevo di scorci indimenticabili.
 La visita del centro cittadino prosegue su via Porta Pretoria, il corso principale che vi condurrà dritti in Piazza Emile Chanoux, una bella piazza rettangolare circondata da palazzi storici e dedicata al martire della resistenza Émile Chanoux, ucciso dai nazisti nel 1944. È il cuore della città, da cui si diramano le vie principali del centro storico e sede del Municipio, un solenne edificio in stile neoclassico.
Al centro della Piazza spicca “l’Alpino”, il monumento al soldato valdostano realizzato nel 1924, e due fontane che simboleggiano i due fimi di Aosta: la Dora Baltea e il torrente Buthier.
Il porticato del Municipio ospita lo storico Caffè nazionale, il posto giusto per una piacevole pausa. Di fianco al municipio c’è lo storico Hôtel des États, oggi ospita mostre temporanee, come quella che ho avuto, per caso, la fortuna di ammirare: Beirut e i rifugiati siriani in Libano, del fotografo emergente Jean-Claude Chincheré.
L’esposizione, propone una selezione di 35 scatti, a colori e in bianco e nero, che documentano il lavoro del giovane freelance valdostano, impegnato a documentare la complessa realtà di Beirut e dei rifugiati siriani, con particolare attenzione alla situazione dei bambini.
Per essere il suo lavoro d’esordio Chincheré ha dimostrato una grande talento e maturità artistica; è chiara la sua ispirazione ai grandi maestri della fotografia, da cui ha perso spunto per una rielaborazione del tutto personale. E’ sicuramente un fotografo da tenere d’occhio.
Alle spalle di Piazza Émile Chanoux si trova la Cattedrale di Santa Maria Assunta, l’edificio religioso più importante e più antico di Aosta. L’ingresso è gratuito ma limitato a poche ore durante la giornata, solitamente durante gli orari delle celebrazioni.
Io purtroppo l’ho trovata chiusa, magari voi sarete più fortunati. L’edificio domina la città grazie ai suoi due campanili , che con 60 metri di altezza sono le costruzioni più alte dell’intera Valle d’Aosta. La sua struttura originaria, molto imponente, fu modificata nell’XI secolo e da allora è rimasta praticamente uguale. La cattedrale, riccamente affrescata, è la testimonianza del passato romano della città.

A fianco della Cattedrale, trovate il criptoportico forense, che assieme all’Arco di Augusto, alla Porta Praetoria e alle Mura della città, è uno dei siti archeologici più rappresentativi del glorioso passato Romano di Aosta. Il criptoportico è un edificio seminterrato costituito da un doppio corridoio con volte a botte: circondava l’area sacra del foro, da confronti con altri siti analoghi, si ritiene fosse il punto di congiunzione di due templi, dedicati rispettivamente all’Imperatore Augusto e alla triade di Giove, Giunone e Minerva. Aveva inoltre un’importante funzione strutturale: serviva infatti a regolarizzare il dislivello dell’area. scendendo una scala vi ritroverete nelle viscere della terra a percorrere i due porticati illuminati da luce soffusa arancione. Una musica suggestiva si spande nell’aria, nonostante il nome un pò criptico, è un luogo memorabile.

Non so voi, ma a me tutto questo girare mi ha fatto venire un certo appetito.

La domenica a pranzo, durante il mio tour, dopo aver passato in rassegna una serie di ristoranti/osterie tutte chiuse per riposo settimanale o al completo, mi sono ritrovata davanti all’Officina della pasta, in via Sant’Anselmo. La lavagnetta fuori del negozio/gastronomia pubblicizzava menu: antipasto, primo con sugo a scelta e dolce della casa € 12,00. Valeva la pena provare. Mi accoglie l’ampio sorriso di Sandro, il giovane titolare, con cui avrò in seguito modo di fare una piacevolissima chiacchierata. Come vi dicevo i valdostani sono davvero accoglienti.

‘L’Officina della pasta’ propone pasta fresca e genuina, preparata al momento: tagliatelle, ravioli, tagliolini e lasagne ‘tagliate’ al momento nella quantità richiesta. Si può comprare la pasta da portare a casa oppure degustarla sul posto con un sugo a scelta. Buonissimi i ravioli con ragù di salsiccia, ma anche l’antipasto, una torta salata di zucchine e il dolce, una torta al cioccolato. Ingredienti di alta qualità, semplici e naturali, senza conservanti né additivi.

Sandro mi racconta che il pastificio ha aperto lo scorso anno e dai commenti entusiasti dei clienti che erano seduti vicino a me, ha fatto centro! la clientela è sicuramente destinata ad aumentare; inoltre la simpatia di Sandro e la passione per il suo lavoro sono contagiose. È stata davvero una piacevole scoperta. Ve lo consiglio.Qui di seguito, vi consiglio altri locali testati personalmente.

Venerdi sera, abbiamo avuto modo di testare un birrificio artigianale.

http://www.birrificio63.it/

Siamo arrivati tardi perché partiti dopo il lavoro e da parma sono 3 ore di macchina. Andare a letto con lo stomaco vuoto però non è sconsigliato. il birrificio era il compromesso ideale, una location moderna ma al tempo stesso accogliente. La birra è veramente ottima. Abbiamo poi spizzicato un tagliere di salumi e un bagel farcito ma il menu proponeva un ampia scelta, tra insalatone, hambuger e piatti valdostani.

Mentre sabato sera siamo stati all’Osteria dell’Oca.

http://www.ristoranteosteriadelloca.com/

Un delizioso locale situato in una piazzetta tranquilla e molto curata.

L’ambiente è accogliente e il tema principale è appunto l’oca, raffigurata nei numerosi soprammobili del locale e protagonista del menu.

Oltre ad un tagliere di affettati e formaggi valdostani, con l’immancabile Lardo di Arnad e la Motsetta, carne essiccata di bovino o camoscio (che sarebbe stata decisamente più saporita) abbiamo ordinato i bigoli al ragù d’oca che erano deliziosi.

Forse le foto non rendono la bontà dei piatti, ammetto che sul mondo del Food Photography ho ancora molto da imparare!
Nei commenti su tripadvisor ho letto commenti meno entusiastici per la pizza ma non posso testimoniare. Abbiamo rinunciato al dolce perché eravamo pieni.

Tra piatti tipici che dovete assolutamente provare segnalo:

  • Polenta
  • Zuppa valpelleunèntse, uno dei piatti valdostani più famosi, a base di pane nero, cavoli e fontina
  • Carbonade, un antico piatto a base di carne bovina salata per 12 giorni e cotta lentamente con aglio e lardo affumicato sotto sale. Si aggiunge quindi una salsa di vino bianco secco, un uovo, farina, cannella, chiodi di garofano, pepe e noce moscata.
  • Cotoletta di vitello alla valdostana, con fontina e uova, fritta nel burro
  • Trota al burro
  • Fonduta
  • Le tegole valdostane, gallette di pasta di
    mandorle
  • e per digerire il tutto un buon Génépy
Per assaggiare tutte queste prelibatezze vi lascio il nome di alcuni ristoranti, non testati personalmente ma consigliati da locali
  • Da Nando
  • Trattoria degli artisti
  • Ristorante Giuliani
  • Ristorante Pizzeria Moderno

Il tour di Aosta non può ritenersi concluso senza aver prima visitato la Collegiata e il chiostro di Sant’Orso, un’ insieme di edifici religiosi che risale al V secolo, ristrutturati e impreziositi nel corso dei secoli. Segnalo il bellissimo coro ligneo quattrocentesco, l’antica cripta e l’importante ciclo di affreschi ottoniani (sec. XI) visibile nel sottotetto della chiesa.

Ma il luogo che ho preferito è stato il chiostro, raccolto e fermo nel tempo, fu costruito intorno al 1100 e ospita 40 capitelli che illustrano scene del Vecchio e Nuovo Testamento e del Vangelo.

Sul sagrato si affacciano il massiccio campanile, che in origine era una torre difensiva e un tiglio plurisecolare, chiamato il tiglio di Sant’Orso, così chiamato perché la leggenda vuole che sia stato piantato dal Santo intorno al 1530. Dal 1924, questo maestoso albero è Monumento Nazionale.

Di fianco trovate anche la basilica di San Lorenzo, che oggi è sconsacrata ed ospita mostre ed esposizioni. L’edificio è importante soprattutto perché, nel suo sottosuolo, sono stati ritrovati i resti di una basilica paleocristiana del V secolo, quindi una delle prime chiese cittadine.

Durante la vostra visita non tralasciate le numerose viuzze che si snodano dal corso principale, conducono spesso a piccoli giardini fioriti e regalano scorci nascosti di grande fascino.

La mia passeggiata nel centro storico di Aosta sta, a malincuore, per concludersi.

Aosta è una città piccola ma dal cuore grande, mi ha colpito l’ospitalità e la gentilezza dei suoi abitanti e anche se l’argomento della conversazione spesso è semplicemente il clima, è sempre piacevole scambiare quattro chiacchiere. La Valle d’Aosta è una regione a volte sottovalutata ma che ha molto da offrire, ed è entrata di diritto nelle lista dei posti in cui tornare.

Ma la giornata non è ancora finita.

Vi lascio un indizio trovato in Piazza stamattina

Ebbene si, sulla via del ritorno ci fermiamo al Forte di Bard, un imponente fortezza eretta proprio all’imbocco della Val d’Aosta. Grazie alla sua posizione strategica, la rocca di Bard venne fortificata già in tempi antichissimi e verso la metà del XIII il castello sotto il dominio dei Savoia, diventò un’importante base militare.

Nel maggio del 1800, le truppe napoleoniche presero d’assedio il Forte, scontrandosi con la tenace resistenza della guarnigione austriaca, che tenne testa per 14 giorni a un esercito molto più numeroso e ben armato. La storia del Forte di Bard e dell’assedio è meticolosamente rievocata in una esposizione permanente nelle Prigioni del forte stesso.

Dalla fine dell’ottocento il Forte perse progressivamente la propria importanza bellica e fu destinato prima a carcere militare poi a deposito di munizioni.

Nel 1990 il Forte è divenuto patrimonio della Regione Autonoma Valle d’Aosta nel 1990, ed è stato oggetto di un’importante opera di recupero e valorizzazione. La fortezza è stata aperta al pubblico dal 15 gennaio 2006. Oltre 3.600 mq sono destinati a sedi espositive permanenti o temporanee. Tutte le info su orari, prezzi ed esposizioni le trovate qui.

Io sono venuta ad ammirare la mostra Elliott Erwitt – Retrospective, in assoluto uno dei miei preferiti. Elliot Erwitt, americano d’adozione, membro della nota agenzia Magnum, è un fotografo con uno spiccato senso dell’umorismo. Il cane è uno dei suoi soggetti preferiti, metafora delle stramberie umane.
Attraverso le sue immagine Erwitt cerca di provocare l’osservatore, il suo sguardo sulla realtà che lo circonda non è mai ottimista ma sempre elegante. Non era la prima volta che accorrevo ad una sua mostra ma lo stupore e l’ammirazione davanti i suoi scatti è sempre alta.
Questo è uno dei suoi scatti più noti ed uno dei miei preferiti. Magari vi invoglio ad andare. Avete tempo fino al 13 di Novembre, affrettatevi!

Per accedere alla sommità della fortezza è possibile seguire il percorso pedonale che si sviluppa fra possenti muraglioni partendo dall’interessante borgo medievale a lato del parcheggio, oppure servirsi degli ascensori panoramici attraverso cui si può godere di una meravigliosa vista sulla valle circostante.

Camminare sotto le mura del Forte, fiancheggiando le altissime pareti verticali in cui sono ritagliate le buche per io cannoni, fa sentire piccoli piccoli ma allo stesso tempo protetti dal resto del mondo.

È un peccato non avere avuto abbastanza tempo per poter visitare il piccolo borgo sottostante, con i suoi vicoli stretti e le case in pietra. Deve essere molto suggestivo.… ma dopo tutto bisogna pur avere un buon motivo per tornare!

1 Comment

  1. Franca Uberti

    1st Ott 2016 - 19:11

    E meno male che siete stati solo 2 giorni e un po'!bello bello,viene voglia di andarci!!

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