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TMF – TOUR DU MONT FALLERE – Prima Tappa

Lunedì 5 agosto. Inauguro questa settimana di ferie estiva con il Tour du Mont Fallère, un trekking nel cuore della Valle d’Aosta di 34 km, suddiviso in tre giorni che io ho concentrato in due, sperando di non aver fatto una cavolata.

Mi dirigo in auto verso l’abitato di Etroubles (1265 m), sulla sinistra si trova l’Hotel Beau Sejour, un ottimo appoggio in arrivo/partenza per chi vive fuori dalla regione. Lascio la statale, lasciandomi l’Hotel alla mia sinistra e parcheggio in una ampia zona camper, poco dopo l’Hotel Beau Sejour.

Il Tour du Mont Fallère è un tour ad anello che mi permette di fare ritorno allo stesso punto da cui sono partita, molto comodo per chi come me si sposta da sola e in autonomia. Come anticipato in apertura il tour è stato studiato per essere percorso in tre giorni, poi ovviamente lo si può prolungare a proprio piacimento, magari fermandosi una notte in più al Rifugio Fallère, ed esplorare i dintorni, tra cui il Museo a cielo aperto di Sito Viérin oppure la salita al Monte Fallère. Ho voluto concentrarlo in due giorni non perché mi senta wonder woman, semplicemente perché pur avendo una settimana di ferie ho tanti nuovi itinerari in programma da esplorare.

L’imbocco del sentiero, contraddistinto da segnavia TMF, ha inizio di fianco ad un piccolo Carrefour Express, utilissimo se avete bisogno di fare scorta di acqua, bevande o snack per la giornata.

Secondo la segnaletica la prima tappa di questo tour, il Rifugio Chaligne (1943 m), è raggiungibile in 4 ore e 15 minuti. Dovrei arrivare verso le 12,00. Spero in realtà di impiegarci meno, secondo il sito ufficiale del TMF, la prima tappa era percorribile in 3 ore e 30 minuti, motivo per cui ho deciso di concentrare la tappa del primo e secondo giorno assieme. Questa sera dormirò al Rifugio Mont Fallère (2385 m). Spero di non essermi sovra stimata e allo stesso tempo di aver sottovalutato il percorso.  Lo scopriremo assieme… di sicuro oggi sarà una giornata lunga e faticosa. A sostenermi ci sarà l’adrenalina della scoperta. Sono molto emozionata, come tutte le volte che affronto qualche nuovo itinerario, emozionata ed eccitata dal fascino dell’avventura.

Passo accanto al Camping Tunnel e procedo su strada asfaltata per un paio di tornanti. Inizio a salire, questo è il momento più faticoso della giornata perché devo rompere il fiato e ovviamente oggi lo zaino pesa più del solito. Per quanto cerchi sempre di portare il minimo indispensabile, rimanendo a dormire fuori una notte, servono più cose rispetto l’escursione giornaliera.

Le indicazioni mi sembrano molto chiare. Per sicurezza mi sono scaricata le tracce gpx dal sito TMF.

Trovo un bellissimo quadrifoglio, un incoraggiante messaggio per l’inizio di questo tour. La natura mi sta dicendo che è con me, è dalla mia parte. Mi aspetto che andrà tutto a meraviglia. Sono i segnali che la mia amata Valle di tanto in tanto mi manda per farmi sapere che è tutto ok, che è tutto così, perfetto come deve essere.

Procedo su asfaltato finchè la strada diventa ad accesso limitato e sterrata. Entro nel bosco.

Dopo 200-300 metri trovo un bivio, per il Rifugio Chaligne tengo la sinistra.

Camminare in questo bosco è molto piacevole e rinfrescante, nonostante siano le 9,00 di mattina fa già caldo, è agosto e nelle ultime settimane la calura si è fatta sentire anche in montagna.

Trovo un altro bivio, seguo sempre le chiare indicazioni per il Rifugio Chaligne. Ora la salita si fa decisamente più ostica. Molto più faticosa del previsto.

Mi rendo ben presto conto che questa salita è una sorta di prova di selezione. Se non schiatto in questo tratto posto proseguire ed ho le carte in regola per compiere il TMF completo.

Battezzo questa salita come infim-errima. Non credo esista questo vocabolo ma per come suona, descrive bene quello che sto provando. O meglio, che sto sudando. La foto non rende la verticalità di questo pezzo di sentiero; per rispettare le regole non scritte del web, ho scattato le foto in orizzontale, prospettiva che da un lato falsifica e sminuisce la verticalità della salita, dall’altro non voglio scoraggiarvi se avete in programma di seguire i miei passi. Semplicemente: BE READY!

Ho quasi l’impressione che il dislivello di 600 metri di questa prima tappa sia tutto concentrato qui. Non ho particolari ricette in questi casi. La salita va affrontata con calma e se potete non fermatevi, rallentate il più possibile (per calmare il battito cardiaco e rallentare la respirazione), respirate sempre e solo dal naso (al massimo concedetevi qualche lunga espirazione dalla bocca) e non fermatevi o ripartire sarà ancora più faticoso.

A quota 1720 metri esco finalmente dall’inferno. Questa salita mi ha fatto guadagnare 450 metri di dislivello in una manciata di km. Il sentiero si mantiene nel bosco, tengo la sinistra e seguo le indicazioni. Mi auguro che il resto del dislivello sia ora distribuito in lunghezza e non in verticalità.

In un tour di più giorni i bastoncini da trekking sono imprescindibile e in un tratto come quello appena percorso azzardo a dire che sono obbligatori. Saranno davvero un grosso, grossissimo supporto.

E dopo tanta fatica a salire, il sentiero scende ora in leggere discesa. Che fregatura, perché devo scendere se poi dovrò risalire? Eppure, le frecce mi mandano in questa direzione. Sicuramente è tratto defaticante, che distende i muscoli, che sono stati in tensione fino adesso.

Proseguo nel bosco accompagnata dal fragore del torrente d’Ars.

Supero due baite, mi sembra un alpeggio abbandonato. Sono nella località di Èteley (1689m).

Attraverso un ponticello, questo versante del bosco a nord-est è bello fresco e molto più umido, grazie anche alla vicinanza del torrente d’Ars, che oltre a rinfrescarmi il corpo mi accompagna musicalmente.

La strada ora vira destra, riprendo a salire. Per fortuna è una salita più clemente rispetto a quella di prima.

Esco dal bosco, davanti a me, sulla destra si trova l’Alpeggio d’Ars.

Si apre una bellissima visuale sulle montagne alle mie spalle, che acquistano tridimensionalità grazie agli abeti che ho deciso di posizionare in primo piano. Gran Combin, Mont Avril, Mont Gelé, Becca di Viou, Mont Mary…lo sguardo arriva fino al Cervino che osservato da questa prospettiva perde la sua triangolarità caratteristica e nota e assume le sembianze di un grosso bacio perugina.

Dovrei arrivare al Rifugio Chaligne verso le 12,15. Per il momento sono ampiamente dentro i tempi della tabella di marcia che avevo ipotizzato.

Tengo la sinistra, il sentiero di sviluppa ora con un dislivello trascurabile. Non ho mai apprezzato tanto una poderale come in questo momento.

Se arrivo al Rifugio Chaligne più tardi del previsto è dovuto ad una sosta snack non prevista. Non mi era mai capitato di trovare tante fragoline di bosco tutte assieme. Asprigne, mature al punto giusto e buonissime.

Rifugio Chaligne in vista! nonostante la sosta fragoline, arrivo alle 12,15 spaccate.

Mi fermo per una breve pausa e ordino la torta Chaligne, tipica di questo rifugio. Una torta di mele accompagnata di una salsina alla vaniglia calda… nulla di originale, penserete voi… ma se non avete mai assaggiato questa variante, vi assicuro, è imperdibile!

Non so se cammino per questo o questo mi fa camminare meglio. Nel dubbio ne ordino un’altra fetta.

Per chi segue l’itinerario classico il Rifugio Chaligne è la fine della prima tappa.

Se con le gambe non mi sono fermata, il racconto segue invece nel prossimo post.

TOUR DU MONT FALLERE

 

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