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TRENTINO – Ciaspolata al Rifugio Gardeccia & Torri del Vajolet

Dopo una giornata sperimentale sugli sci da fondo torno al mio vero amore e passione, le CIASPOLE.

Vi parlo spesso di ciaspole e ciaspolate ma ho mai approfondito questo argomento che forse non è così scontato per tutti.  Soffermiamoci quindi un attimo, in modo da fornirvi qualche dettaglio in più sull’ argomento.

Le ciaspole, altro non sono che dei ciabattoni in plastica rigida e resistente al freddo che aumentano la superficie di appoggio e consentono di camminare sulla neve fresca senza sprofondare eccessivamente.

Sono uno strumento molto antico, probabilmente la prima invenzione delle popolazioni che vivevano in luoghi con abbondanti nevicare per spostarsi sulla neve fresca e profonda: Nord America, le zone fredde dell’Asia e Nord Europa.  Avere uno strumento per muoversi in condizioni impervie era una necessità vitale, sarebbe altrimenti stato impossibile sopravvivere. Nell’antichità erano fatte di fatte di legno, cordame intrecciato e cuoio. Nei primi del ‘900 venivano usate dai contadini, cacciatori e soldati. Il loro uso con il tempo è scemato a favore degli sci ma negli ultimi anni sono tornate molto in auge, affermando un nuovo modo di vivere la montagna. Le ciaspole permettono di vivere la montagna in inverno lontano dalla folla delle pisce da sci, in paesaggi ovattati e fiabeschi.

Inoltre sono facilissime da utilizzare e non richiedono capacità particolari.

Come dicevo le ciaspole moderne sono fatte in materiale plastico resistente al freddo che consente di “galleggiare” sulla neve. Con un semplice dispositivo di fibbie e strap si agganciano agli scarponi. Tale dispositivo è basculante per permettere la naturale flessione del piede mentre si cammina. Il basculante si lascia libero nei tratti meno impegnativi mentre nelle discese più ripide è consigliato fissarlo. Nelle salite è molto utile posizionare l’ alzatacco, riducendo l’escursione della caviglia i vostri polpacci a fine giornata vi ringrazieranno.

Apparentemente le ciaspole sono uguali ma esiste una destra e una sinistra, la fibbia di chiusura deve sempre trovarsi all’esterno.

Ciaspolare è un po’ come camminare, solo bisogna tenere le gambe un pò più larghe per evitare di calpestare le racchette nella progressione, sono infatti larghe circa 40/50 cm. Uno degli errori più comuni è quello di partire con ampie falcate. Vi accorgerete ben presto che quello è il modo migliore per sprofondare nella neve. Meglio fare passi brevi e cercare di tenere un buon ritmo, possibilmente seguendo la traccia già battuta se non fate da apripista. La neve inoltre non è mai la stessa, può essere farinosa, ghiacciata, bagnata, quindi ogni volta bisogna adattare la propria andatura e il proprio passo.

Utilissimi i bastoncini che devono avere la rotella più larga rispetto a quelli usati nel trekking in modo da evitare che affondino nella neve. I bastoncini non solo aiutano a rendere più fluido il movimento e migliorano il ritmo della camminata ma garantiscono una maggiore stabilità soprattutto nei tratti sconnessi. I modelli che trovano in commercio sono tutti telescopici, ovvero dalla altezza regolabile. L’altezza giusta è quella che vi permette, impugnandoli, di avere il gomito piegato a 90° e l’avambraccio parallelo al suolo.

Per quanto riguarda l’abbigliamento ci sono poche regole ma vi consiglio di seguirle. Anche se le temperature sono molto basse, ciaspolare implica un notevole sforzo, soprattutto in presenza di pendii e già dopo pochi minuti accuserete sicuramente caldo.  La tuta da sci quindi non è l’ideale.  Serve un abbigliamento in grado di mantenere un corretto equilibrio termico durante tutta l’escursione. Da evitare assolutamente anche jeans o pantaloni di velluto.

L’abbigliamento migliore è quello da escursione outdoor invernale, con la solita tecnica del vestirsi a cipolla. Quindi canottiera termica, pile e giacchetta più pesante da tenere nello zaino ed indossare all’ occorrenza, ad esempio quando ci si ferma.

Come strato intimo è meglio evitare magliette in cotone, che tendono a impregnarsi di sudore e trattenerlo. Lo scopo dello strato intimo è proprio quello di portare il sudore corporeo verso gli strati più esterni, evitando quella sgradevolissima sensazione del sudore che si raffredda sul nostro corpo non appena ci fermiamo.

I pantaloni classici da trekking sono perfetti, meglio se pò felpati e in grado di trattenere l’acqua, è molto importante che non si bagnino subito al primo contatto con la neve. Guanti, scalda collo e cuffia sono d’obbligo, cosi come gli occhiali e la crema protettiva, il riverbero sulla neve, soprattutto nelle belle giornate di sole è tanto fastidioso quanto pericoloso senza le dovute protezioni.

Lo scarpone può anche essere quello estivo ma devono essere alti, fascianti per la caviglia e impermeabili quindi in gorotex. Talvolta può essere utile passare un po’ di spray impermeabilizzate.

I calzini devono essere pesanti, non solo per mantenere il piede caldo e asciutto ma anche per evitare l’insorgere di fastidiose vesciche ed escoriazioni.

Un altro elemento utile sono le ghette, soprattutto in presenza di neve fresca, quando si profonda evitano che la neve farinosa finisca all’interno dello scarpone bagnandoli eccessivamente. Possono sembrare poco importanti ma, al contrario, le ghette sono un attrezzo essenziale che si possono tenere nello zaino assieme a maglia e calzini di ricambio.

Muovendoci in ambienti freddi può essere di conforto avere con sé nello zaino un termos con una bevanda calda, da preferire all’ acqua fredda.

Ciaspolare non è pericoloso ma muoversi nella neve fresca comporta sempre un margine di pericolo. Tenete conto che in un ambiente innevato i tempi di percorrenza possono anche raddoppiare, per cui se in estate impiegate 2 ore ad effettuare una passeggiata in condizioni di neve fresca e non battuta potrebbero volerci anche 4 ore. È un dettaglio molto importante in inverno quando le giornate sono più corte. Inoltre rispetto ad un trekking estivo è più difficile orientarsi, spesso i sentieri non sono tracciati e la segnaletica è sommersa da vari strati di neve. Scegliete itinerari lontano da pendii molto ripide per minimizzare il rischio valanghe. Una buona abitudine è quella di controllare sempre il meteo e il bollettino del rischio valanghe prima di partire.

Per la ciaspolata di oggi abbiamo scelto uno scenario che in parte avevamo visitato questa estate. Purtroppo non sarà fattibile ripercorrere l’interno percorso fino ad Antermoia ma ci “accontentiamo” delle Torri del Vajolet.

Raggiungiamo in auto Vigo e con la funivia raggiungiamo in pochi minuti l’altopiano del Ciampediè.

All’ uscita della funivia ci dirigiamo verso l’area gioghi per i bimbi. Alla sinistra del Kinderpark si trova il sentiero che con ripide serpentine scende nel bosco fino a Pian Pecei. Se volete evitare questo brusco dislivello potete prendere la comoda seggiovia il cui costo è già incluso nel biglietto della funivia.

Una volta giunti a Pian Pecei dovete prestare un minimo di attenzione perché dovrete attraversare la pista da sci e aggirare la seggiovia di Pra Martin. Qui trovate l’imbocco del sentiero che inizialmente segue la pista da sci, poi si allarga e in leggera salita si addentra nel bosco. Stiamo percorrendo il Sentiero delle Leggende e grazie alla copiosa nevicata dei giorni scorsi sembra proprio di essere i protagonisti di un racconto di fiabe. La strada forestale che si affaccia su tutto il Gruppo del Catinaccio regala un panorama spettacolare.

L’ itinerario è battuto e con una piacevolissima passeggiata di circa 1 ora e mezza raggiungiamo il Rifugio Gardeccia. Qui il gioco si fa più tosto. Nonostante i postumi e i dolori muscolari della sciata di ieri il paesaggio è troppo bello per fermarsi.

Decido di avanzare ed intraprendere il sentiero estivo verso il Rifugio Vajolet e Preuss, posti uno di fianco all’altro e al momento chiusi.

La salita è stata impegnativa ma la soddisfazione che si prova una volta in vetta ripaga da tutte le fatiche. Mi trovo sotto le Torri del Vajolet e di fronte a me si apre uno spettacolo assoluto ed un panorama indimenticabile.

In primavera e con pericolo valanghe inferiore a 2 viene aperto il Rifugio Passo Principe, a 2601 mt, un magnifico tragitto percorso questa estate e che sarei affascinata di poter vedere nella sua veste invernale.

Tuttavia è un percorso da valutare con attenzione al fine di evitare di rimanere coinvolti in spiacevoli episodi. Quindi se avete intenzione di intraprendere questa escursione tenete bene a mente che oltre il Rifugio Gardeccia sono possibili scariche spontanee dai pendii verso ovest ed è sempre buona regola consultare il bollettino neve e valanghe prima di mettersi in cammino.

A Gardeccia si trovano tre rifugi aperti: il Rifugio Gardeccia, la Baita Enrosadira ed il Rifugio Stella Alpina.

Quest’ultimo, ristrutturato di recente offre anche servizio di pernottamento ma solo su prenotazione.

Sulla via del ritorno mi fermo per un meritato rifornimento, la scelta ricade proprio sul Rifugio Stella Alpina. Mi basta una rapida occhiata al menu per localizzare il mio piatto preferito: il Piatto dell’alpinista, una garanzia!

Il ritorno avviene per lo stesso itinerario dell’andata.

 

 

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