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Curiosa, entusiasta, sempre in movimento. Da quando ho iniziato a viaggiare non ho piu smesso! Se vuoi conoscermi meglio clicca sulla mia foto.

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VALLE D’AOSTA: la Val Veny e il Rifugio Elisabetta

Il nostro week end lungo il Valle d’Aosta è un crescendo di emozioni e paesaggi di una bellezza unica.

Non è stato facile selezionare quali escursioni fare, le possibilità sono infinite ma il tempo a nostra disposizione sempre troppo poco.

Il terzo giorno, nonché la domenica e giornata ahimè del rientro, abbiamo optato per una camminata non troppo impegnativa, anche se poi, con le mie mille tappe fotografiche, io riesco sempre a farle durare il doppio del previsto.

La scelta è ricaduta sulla Val Veny e il Rifugio Elisabetta. Anche oggi, quindi cambiamo di valle e di paesaggio. Trattandosi di una escursione facile è purtroppo molto gettonata, il mio consiglio è quindi di arrivare presto la mattina per trovare più agilmente parcheggio che in questa zona scarseggia. Non esiste infatti un parcheggio vero e proprio ma ci si arrangia sul bordo della strada in località Visaille (1.659 mt)

Da qui il rifugio è raggiungibile a piedi in circa 2 ore, a cui vanno aggiunti 30 minuti se decidete di includere anche il Lago del Miage.

Oltrepassata una sbarra, che segna la fine della strada carrozzabile, potete scegliere se proseguire lungo la strada asfaltata o utilizzare una scorciatoia che taglia nel bosco. Se anche optate per la scorciatoia sappiate che dopo vi ricongiungerete alla strada principale. L’unico vantaggio è tagliare alcuni tornanti ma non so quanto ne possa valere la pena, se non guadagnare alcuni minuti sulla tabella di marcia. Si spera non abbiate tutta questa fretta di arrivare in cima, piuttosto di assaporare il percorso e tutte le sue varianti.

Noi scegliamo la strada asfaltata e incominciamo a salire.

Il primo tratto del percorso, per circa 3 km, si sviluppa come dicevo lungo una strada asfaltata; è forse una parte un pò noiosa ma non disperate e vivetela come una fase di riscaldamento, la strada è sì asfaltata ma costantemente in salita e bordata da numerosi larici e latifoglie, che vi regaleranno ampi spazi all’ ombra dove riprendere fiato.

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Dopo circa una ventina minuti arriviamo ad una frana e per qualche centinaia di metri l’asfalto lascia il posto ad una pista sterrata che sale parallela al torrente.

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Proseguiamo fino ad incontrare un bacino naturale. Il torrente infatti si allarga cerando un pozza le cui acque hanno colori incredibili. Il colore lattiginoso è dovuto alla mescolanza delle acque dei ghiacciai che si fondono con quelle purissime che escono dalle sorgenti che alimentano il lago. Un colore che cambia a seconda della luce e delle stagioni, sicuramente il momento migliore per apprezzarne tutte le sfumature è la mattina, quando avrete il sole alle spalle.

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A passo tranquillo arriviamo al Lago Combal. Qui potete scegliere se fare una deviazione di mezz’oretta e raggiungere il Lago del Miage, con il suo muro di ghiaccio, o proseguire verso il Rifugio Elisabetta. Noi optiamo per la seconda e sosteremo al Miage sulla via del ritorno, scelta azzeccatissima ma ne scoprirete dopo il motivo.

Attraversando il ponticello ci aspetta ora una lunga camminata che attraversa tutta la piana paludosa del Lago Combal. Il nostro sguardo spazia a 360 gradi, indeciso su dove posarsi: il Lago Combal, la cima del Monte Bianco alle nostre spalle, il vallone del Miage, Les Pyramides Calcaires che spuntano in lontananza. Come suggerisce il nome stesso si tratta di formazioni calcaree che dal Lago Combal hanno una forma piramidale. All’interno nella prima metà del 1900 sono state scavate delle fortificazioni, i cui resti sono tutt’ora visitabili.

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Il Rifugio Elisabetta è ben visibile in lontananza ma non è così vicino come sembra. Passano i minuti ma la lunga strada sterrata sembra non finire mai.

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Man mano che ci avviciniamo alla fine della piana compare alla nostra destra il ghiacciaio di La Lex Blanche che scintilla sotto il sole, guadagnandosi tutta la nostra attenzione e ammirazione.

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Al termine della piana il sentiero sale con ampi tornanti; qui la vera difficoltà è data dal terreno molto ghiaioso, ad ogni passo in avanti mi sembra di farne due indietro.

In alternativa potete utilizzare le numerose scorciatoie che tagliano i tornanti ma ancora una volta non abbiamo tutta questa fretta di arrivare e non dobbiamo battere nessun record sportivo, proseguiamo con calma sullo sterrato che ci conduce ai piedi del rifugio.

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Ancora pochi passi e siamo arrivati.

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Passiamo davanti ad una vecchia caserma militare, mi volto indietro e contemplo tutta la strada che ci siamo lasciati alle spalle. Il panorama da quassù è grandioso. Solo ora mi rendo conto della vastità della piana, guardo l’orologio e non posso che essere soddisfatta, tutto sommato pensavo di averci impiegato più tempo. Una cosa è certa, una pausa e due pappardelle con funghi e salsiccia ce le siamo proprio meritate!

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Dopo due ore abbondanti di cammino la cucina semplice e genuina del Rifugio Elisabetta è la miglior ricompensa a cui poter aspirare.

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Dal rifugio dipartono diversi sentieri, è ad esempio raggiungibile il Col de La Seigne che segna il confine tra la Val Veny in Italia e e la Valle des Chapieux nella Savoia Francese, oppure il bivacco Hess o il colle delle Pyramides Calcaires. È anche possibile fermarsi a dormire presso la struttura per perlustrare la zona in tutta tranquillità e in più tappe.

Purtroppo per noi è tempo di rientrare. Percorriamo lo stesso sentiero dell’andata ma una volta giunti al Lago Combal e attraversato il ponticello di legno facciamo una veloce deviazione per visitare il Lago Miage, alimentato dall’ omonimo ghiacciaio, purtroppo ormai in via di scioglimento. Il ghiacciaio è sempre in movimento e ogni anno cambia la forma del lago.

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Il percorso sale ripido e a gradoni, sono quasi tentata di tornare sui miei passi quando incontro due signori che stanno scendendo e tutti compiaciuti mi informano che presso il lago c’è un gruppetto di stambecchi che si stanno abbeverando.  Alle volte basta poco per motivarsi. Inconsciamente credo di aver quasi iniziato a correre, per quanto mi fosse concesso dalla salita e dalle rocce, arrivo trafelata al Lago ma di stambecchi nemmeno l’ombra. La delusione e la stanchezza hanno il sopravvento, mi accascio su una roccia e scatto qualche foto ricordo del lago, dopo tutto sono arrivata fin qua. Noto che il lago è suddiviso in tre laghetti di colore diverso: uno grigio (dovuto ai detriti che vi finiscono dentro) e altri due più azzurrini.

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Decido di scendere per l’altro versante, dove il sentiero è molto più dolce e quando ormai avevo perso le speranze, eccoli….uno, due, tre…ma quanti sono? Ne conto 6! Non sono esemplari molto grandi, qualcuno è pure un pò spellacchiato a causa del cambio pelo ma per me sono comunque bellissimi. Mi siedo per terra per non spaventarli e li osservo per capire le loro intenzioni.

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Stanno scendendo verso il lago ma l’arrivo di una coppia che parla ad alta voce li fa scappare.  Mannaggia a loro! Dalle mie imprecazioni capiscono di aver fatto qualcosa mi sbagliato ma è solo quando li indico in lontananza che capiscono.

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DSC_9903A questo punto non mi resta che scendere e ancora una volta le nostre strade si incrociano. Questa volta sono da sola, senza elementi di disturbo nei paraggi. Cerco di seguirli come posso, loro sono più agili e veloci ma tutto sommato non me la cavo affatto male, e qualche scatto decente riesco a portarlo a casa.

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La degna conclusione di un week end grandioso.

2 Comments

  1. Jessica

    23rd Giu 2021 - 14:24

    Bellissimo Articolo. Complimenti. Descrizione dettagliata.
    Sto valutando se andare fino al rifugio Elisabetta con il passeggino o arrivare al lago Combal e fermarmi.
    articolo utilissimo.
    grazie
    Jessica

    • Maria Paola Salvanelli

      24th Giu 2021 - 13:25

      Grazie mille Jessica! non ho esperienza in merito ma credo sia fattibile arrivare al Rifugio Elisabetta con passeggino. C’è solo un pò di salita nell’ultimo tratto.
      Puoi sempre valutare al momento. Buona escursione!

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