CAMBOGIA – Un dolce ricordo (e qualche rimpianto)
- Agosto 07, 2017
- by
- Maria Paola Salvanelli
L’ultimo giorno del nostro breve soggiorno in Cambogia è dedicato alla visita del Lago Tonle Sap.
Ci addentriamo nella dolce campagna cambogiana, davanti ai nostri occhi scorrono laghetti ricoperti di fiori di loto, piccoli villaggi, fertili risaie di un verde accecante in contrasto con il cielo che, finalmente sgombro di nuvole, si rivela di un azzurro intenso. La terra è rossa con enormi pozzanghere per il recente temporale dove si riflette la natura rigogliosa tutta attorno.
Ci fermiamo ad osservare dei contadini intenti nella raccolta del riso. Ne fanno tanti mazzetti che poi ripiantano. Hanno il viso segnato dalla fatica ma sono tutti sorridenti. La più anziana ci dice di avere 57 anni, è chiaro che le condizioni di vita delle persone in campagna sono ben diverse da quelli che abitano nella moderna Sien Reap. Qui lo scorrere del tempo è ancora più inclemente.
Per raggiungere il lago attraversiamo piccoli villaggi con le tipiche abitazioni di campagna, per lo più baracche di legno, senza servizi igienici, elettricità e acqua corrente. In Cambogia solo il 15% delle abitazioni possono vantare quei servizi primari che noi, ormai, diamo per scontato. L’unico “mobilio”, se cosi possiamo definirlo, ad arredamento delle abitazioni sono le amache, usate per dormire e riposare.
Quello cambogiano è un popolo segnato da guerre e genocidi. Negli anni 70, durante la dittatura dei Khmer Rossi, hanno perso la vita più di due milioni di persone. Oggi regna finalmente la pace ma anche tanta miseria; la Cambogia è uno dei paesi più poveri degli Sud Est Asiatico.
Nonostante un passato segnato da sofferenze atroci e le difficili condizioni di vita attuali, la popolazione non ha perso il sorriso. Un sorriso spontaneo, sincero, di quelli che vengono dal cuore. Ogni singola persona incontrata in questo viaggio mi ha regalato sorrisi autentici e pacati, e mi ha trasmesso le sensazioni più belle. Se chiudo gli occhi, ancora prima degli antichi resti della stupefacente civiltà Khmer, è proprio il ricordo della gente che mi torna alla mente e mi pervade di una dolcezza e pace infinita.
Raggiungiamo il Lago Tonlé Sap, riconosciuto dall’ Unesco come Riserva della Biosfera. Durante la stagione secca (da ottobre a maggio) il lago ha dimensioni relativamente modeste ma durante la stagione delle piogge (da giugno a settembre) estende i suoi confini passando da una superficie di 2.700 chilometri quadri a circa 15mila ed aumentando la sua profondità in maniera considerevole. E cosi i tre villaggi principali, Chong Khneas, Kompong Phluk e Kompong Khleang, costruiti su palafitte sembrano delle vere e proprie mega zattere galleggianti.
Va da se che attività come la costruzione di barche e la pesca, tra cui l’allevamento di gamberetti, sono le maggiori fonti di sostentamento per la popolazione, che ha saputo adattarsi in maniera incredibile alle condizioni più avverse! I villaggi sono abitati sia da cambogiani di etnia Khmer che vietnamita, le cui condizioni di vita sono ancora più difficili. In seguito a lunghe e complesse vicende storiche ai cambogiani di origine vietnamita sono negate molte libertà e diritti tra cui comprare un appezzamento di terra.
Mi guardo intorno stupefatta e un po’ incredula: case, scuole, asili, negozi, chiese…scorgo addirittura le insegne di alcune homestay. Tutto è galleggiante!
Mi sembra tutto cosi inverosimile e mi sento quasi una ficcanaso a sbirciare in casa altrui ma la curiosità ha il sopravvento e gli ampi sorrisi dei bambini che ci salutano sventolando le loro manine al nostro passaggio sono incoraggianti e mi fanno capire che per loro quella è la normalità, seppur dura e sorprendete al tempo stesso.
Ancora una volta è stato il calore delle persone ha rendere speciale questa esperienza.
Ecco perché quando penso alla Cambogia penso ad un dolce rimpianto.
Il rimpianto di averle dedicato troppo poco tempo, peccando di ritenere che la Cambogia è Angkor.
No, la Cambogia è la sua gente, la dolcezza del suo popolo, i sorrisi autentici dei suoi bambini, bambini che sono ovunque e ti corrono incontro anche solo per dirti “Hello” e stringerti la mano. La Cambogia è il verde accecante di una natura lussureggiante, è il rosso acceso delle stradine sterrate e della sua terra, la Cambogia sono le amache colorate appese ovunque che ti invitano a dondolare placidamente al riparo dall’ afa opprimente che ti attanaglia dopo un acquazzone improvviso. La Cambogia sono fertili risaie, specchi d’acqua ricoperti di delicati fiori di loro su cui scivolano le minuscole imbarcazioni di legno dei pescatori, la Cambogia sono i monaci buddisti avvolti nei loro sari arancioni che con sguardo sereno sembrano rassicurarti che andrà tutto bene, la Cambogia è il dolce sapore del latte di cocco e il profumo dei frangipani di cui è intrisa la sua aria. La Cambogia è tutti gli angoli che purtroppo non ho raggiunto e poi si…la Cambogia è anche Angkor con i suoi stupefacenti templi ma prima ancora viene tutto il resto.