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Navigando sul Delta del Mekong

Lasciamo il traffico di Ho Chi Minh city per immergerci nelle zone rurali del Delta del Mekong, la regione al sud ovest del Vietnam e al confine con la Cambogia. Qui sorgono molti villaggi dove la popolazione locale si ingegna quotidianamente in diverse attività volte allo sfruttamento delle risorse naturali presenti su questa grande area. Pensate che qui, grazie alla incredibile fertilità del terreno, si produce la maggior quantità di riso del Paese.

Il fiume Mekong, è stato classificato come 11° fiume più lungo del mondo, attraversa infatti tutto il Sud Est Asiatico: ha origine dalle montagne del Tibet e passa per Myanmar, Laos, Cambogia ed infine Vietnam. Una volta arrivato in Vietnam il fiume Mekong si articola in piccoli canali e fiumi dove la sabbia e la terra sedimentata hanno reso questa regione molto fertile e ideale per l’agricoltura. Non troviamo solo riso ma anche canna da zucchero, palme da cocco e frutteti. I vietnamiti chiamo la regione Cuu Long, “nove dragoni”, in onore appunto dei nove affluenti del Mekong.

Devo ammettere che questa gita potrebbe risultare un po’ turistica ma la vista dei verdissimi campi di riso, dei villaggi rurali e dei mercati galleggianti sarà uno dei ricordi più belli che serberete di questo straordinario paese.

La gita sul Mekong comprende solitamente, a prescindere dall’agenzia a cui deciderete di affidarvi, una serie di attività interessanti per capire come vivono e come hanno vissuto le popolazioni di queste zone.

La prima tappa è Ben Tre, distante circa 2 ore di macchina da Ho Chi Minh City.

Il fiume Ben Tre, affluente del Mekong, possiede un fondale formato da argilla di ottima qualità, che viene raccolta e lavorata per la produzione di mattoni. Le rive del fiume sono costellate di diverse fabbriche di mattoni, ognuna dotata di grandi fornaci dove avviene la cottura attraverso metodi tradizionali a bassissimo impatto ambientale. I mattoni sono prodotti con mezzi molto artigianali e la lavorazione è quasi completamente manuale.

Dal momento che il trasporto e l’utilizzo di combustibili fossili avrebbe costi proibitivi per gli standard locali, le fornaci dove i mattoni vengono cotti sono alimentate dalla pula di riso, in poche parole la struttura vegetale che racchiude il chicco di riso, disponibili nel Paese in grande abbondanza.

La cottura dei mattoni dura una settimana, durante la quale la fornace deve restare continuamente alimentata ed in temperatura. Le ceneri vengono man mano recuperate ed ammucchiate in attesa di essere trasportate altrove. Ovviamente non si getta nulla e le ceneri vengono utilizzate come fertilizzante, chiudendo un ciclo di produzione fatto con metodi estremamente naturali dove tutto viene riciclato e dove non esistono veri e propri rifiuti da accumulare o smaltire. Dopo una settimana di cottura, i mattoni sono pronti per essere caricati sulle barche e trasportati attraverso il Delta del Mekong presso i vari centri di distribuzione.

È tempo di salire sulla barca. L’acqua del fiume ha un colore poco invitante ma come ho appena spiegato è dovuto alla natura argillosa del terreno. La gita è piacevole e rilassante.

Non è la prima volta che navigo sul Mekong. Qualche anno fa, durante il mio viaggio in Thailandia avevo avuto l’occasione di navigarlo per un breve tratto nella zona del Triangolo d’oro, verso il confine con il Laos. Conoscevo già le sue acque marroni, le sue sponde ampie, la sensazione di grandezza che ti trasmette facendoti sentire un puntino mentre lo attraversi su una barchetta di legno.

Il fiume Mekong e i sui affluenti, possono essere concepiti come un enorme autostrada naturale, capita spesso di incontrare numerose imbarcazioni che trasportano ogni tipo di materiale grezzo e lavorato.

Le sponde del fiume sono contornate da immense piantagioni di cocco o noci di cocco ammucchiate in giganteschi cumuli, in attesa di essere trasportati altrove.

Tra poco scopriremo che una delle principali attività nel Delta del Mekong è proprio lo sfruttamento della noce di cocco, della quale non si getta via nulla. Ci sono due tipi di cocco, quello che si beve e quello che si mangia. Quello che si beve è il frutto di piante più basse, mentre quello che si mangia cresce sulle palme alte.
Come dicevo del cocco non si butta via nulla. La parte esterna si usa come combustibile,
La fibra interna viene trasformata in tappeti, stuoini ed esportata in tutto il mondo.

La parte interna, che noi occidentali siamo soliti mangiare in spiaggia (il nostro cocco bello) viene usata per le produzioni più svariate: latte, granella, biscotti e buonissime caramelle. Una produzione estremamente artigianale ma altrettanto naturale. La noce di cocco viene prima di tutto aperta con un grande attrezzo simile ad un pugnale quindi la polpa ridotta in farina tramite una sorta di grattugia gigante. La farina ottenuta viene cotta, bollendola assieme al liquido contenuto nella noce di cocco stessa, fino ad ottenere una pasta della consistenza desiderata.

A questo punto la pasta viene tagliata manualmente in quadratini, tutti della stessa dimensione, successivamente incartati uno ad uno e quindi impacchettati.

Entro pochi giorni, queste caramelle raggiungeranno i negozi di tutto il Vietnam e, chissà, magari anche quelli di altri paesi.

Aggiungendo altre sostanze, sempre naturali, si ottengono saponi, oli e derivati di cosmetica.

L’allevamento di pesci e crostacei di fiume è un’altra delle principali attività di molte famiglie che abitano nei villaggi tra il delta del Mekong, nel Vietnam meridionale. A pranzo avremo modo di gustare i deliziosi gamberi del Mekong e un altro pesce tanto brutto quanto buono.

Proseguiamo il giro in barca a bordo di un imbarcazione più piccola a remi, che ci porta lungo stretti e labirintici canali, difficili da contare o capirne la topografia. Qui assaporiamo la vita rurale più vera e autentica del Mekong, senza dubbio la parte che più ci è piaciuta.


Nuovamente in auto ci trasferiamo a Can Tho. Dal finestrino osservo la campagna verdissima e rigogliosa dove le donne sono chine sui campi di riso e non alzano mai lo sguardo da sotto il loro cappello a cono.

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