Valsavaranche – Percorso ad anello dal Rifugio Chabot al Rifugio Vittorio Emanuele II
- Agosto 08, 2022
- by
- Maria Paola Salvanelli
Per l’escursione odierna mi sposto in Valsavaranche. Percorrerò un entusiasmante anello che congiunge il Rifugio Chabod con il Rifugio Vittorio Emanuele II, due Rifugi che ho già raggiunto anni fa con trekking giornalieri e in momenti diversi.
Questo anello non presenta difficoltà tecniche ma è sicuramente abbastanza lungo.
Parcheggio appena prima di Pont, in località Pravieux. Un vistoso cartello in legno indica che il Rifugio Chabod è aperto.
Se avete fortuna e arrivate la mattina presto potrete lasciare l’auto nel piccolo parcheggio che trovate alla vostra sinistra, altrimenti dovrete accontentarvi del ciglio della strada come ho fatto io.
Attraverso il ponte in legno sul fiume Savara e imbocco il sentiero N. 5 che in 3 ore mi condurrà al Rifugio Chabod.
Si tratta di uno dei diversi sentieri che il Re Vittorio Emanuele II a metà dell’800 fece costruire per la sua Riserva privata di caccia, oggi Parco Nazionale del Gran Paradiso. Si tratta di comode mulattiere conosciute come Strade Reali che tutt’oggi mantengono le caratteristiche costruttive di allora, in alcuni tratti se ne può ancora ancora ammirare la selciatura.
Nel primo pezzo il sentiero si sviluppa completamente nel bosco salendo a zig zag e mi fa guadagnare velocemente quota. Sembra quasi un serpente arrotolato su sè stesso. Ho fatto alcune foto, non so se rendono l’idea.
In alcuni punti ci sono delle evidenti scorciatoie che permettono di tagliare le curve ma il dislivello aumenterebbe ancora di più. Preferisco seguire il tracciato ufficiale, visto che sono appena partita e devo ancora scaldare le gambe e spezzare il fiato. Questa notte è piovuto e la temperatura rispetto ai giorni scorsi si è notevolmente abbassata, questo mi permette di salire più agevolmente ma sento il corpo ancora freddo. Cerco di mantenere un passo sostenuto ma niente scorciatoie.
Sia lo Chabod che il Vittorio Emanuele sono rifugi utilizzati come base per le ascensioni sul Gran Paradiso. Ogni volta che vengo in queste zone respiro un’aria effervescente, carica di aspettative. E’ un’atmosfera che mi carica e mi verrebbe voglia di tentare imprese più impegnative ma questo non è l’anno giusto per scalare ghiacciai. Ha fatto molto caldo e la neve è quasi inesistente. I ghiacciai presentano grandi seracchi e sono notevolmente sofferenti. Tuttavia, incrocio un sacco di persone che salgono/scendono attrezzati con corde e ramponi, questo è davvero il paradiso degli escursionisti ed è un qualcosa che si respira, è molto tangibile. Quando calpesto questi sentieri percepisco proprio quella “frenesia” alle gambe che mi porterebbe ovunque.
Si apre una finestra sul fondovalle, vedo il fiume Savara, la strada regionale che lo costeggia e in fondo la frazione di Pont, dove arriverò questo pomeriggio. Per recuperare l’auto mi aspetta quindi anche un pezzetto di strada asfaltata, circa 2 km. Mi sono domandata più volte se era meglio percorre l’anello in questo senso o al contrario. Alla fine, ho seguito l’istinto. Capirò cammin facendo nel corso della giornata se è stata la scelta più azzeccata.
Tratti lastricati si alternando a tratti di terra battuta tra rocce, radici e altri sassi, a cui bisogna prestare un minimo di attenzione per non inciampare.
Si sale bene anche se il dislivello non è da sottovalutare, mi rivolgo soprattutto ai meno allenati. Questo primo pezzo di percorso si sviluppa totalmente nel bosco di larici e abeti. È un sentiero chiuso ad eccezione di qualche finestra panoramica su Pont e la valle sottostante. Rispetto ad altre zone della Valle d’Aosta sia lo Chabod che il Vittorio Emanuele sono due dei rifugi più frequentati e gettonati, questa mattina arrivando al parcheggio mi è venuto male ma grazie al dislivello le persone, salendo ognuna con il proprio passo, si disperdono; potrete salire tranquilli senza sentire il fiato sul collo di nessuno.
Non manca qualche pezzo pianeggiante ma non illudetevi, sono tratti molto brevi.
Arrivo ad un balconcino panoramico che regala una bellissima vista su Pont. È attrezzato con panchine in legno che invitano ad una breve sosta.
Dopo circa un’ora di cammino arrivo all’alpeggio di Lavassey (2.194 mt), ora punto di appoggio e casotto dei Guardiaparco del Gran Paradiso. Approfitto della fontana per fare un rabbocco alla borraccia.
Poco oltre il casotto dei Guardia Parco, raggiunta la quota di 2.300 mt la vegetazione ad alto fusto inizia a diradarsi lasciando posto unicamente a cespugli, tra cui rododendro, mirtillo, ginepro. Da ora in avanti il sentiero si sviluppa completamente sotto il sole ma come dicevo il temporale di questa notte ha finalmente rinfrescato l’aria e si sale senza troppa fatica.
Man a mano che si sale la vista si apre e si iniziano ad intravedere le teste del ghiacciaio del Gran Paradiso, anche se quest’anno purtroppo c’è più roccia che ghiaccio. Fa davvero male vederlo così sofferente. Intercetto alcune cordate che stanno scendendo.
Costeggiando il fiume, ho quasi raggiunto il ponticello in legno dove si trova il bivio che porta al Vittorio Emanuele. Salirò quindi fino allo Chabod e poi farò ritorno a questo punto.
Dal ponticello, lo Chabod si raggiunge in 10 minuti. Mi aspetta uno strappo finale prima di concedermi una meritata pausa pranzo.
Dopo un ottimo piatto di tagliatelle speck e radicchio, ritorno sui miei passi. L’obiettivo è raggiungere il Vittorio per la merenda! 🙂
Come dicevo faccio ritorno al ponticello, secondo la segnaletica dovrei raggiungere il Vittorio Emanuele in 1 ora e 40 minuti.
Questa sarà una parte di percorso per me totalmente nuova. La approccio con quell’entusiasmo che mi anima quando mi accingo a calpestare nuovi sentieri. Il brivido dell’ignoto.
Come indicano diversi cartelli dislocati lungo il percorso su questo sentiero i cani non possono transitare, nemmeno al guinzaglio. Vi ricordo che siamo all’interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso e per tutelare gli animali che lo abitano i cani possono transitare, sempre al guinzaglio, solo su percorsi specifici e solo in determinati periodi dell’anno. Per maggiori info e per evitarvi multe salate vi consiglio di consultare il sito del parco prima di mettervi in cammino. Ad esempio, nei mesi di luglio e agosto potete salire con i vostri amici a quattrozampe sia allo Chabod che al Vittorio Emanuele ma non effettuare questo traversone che collega i due rifugi.
Attraverso un ambiente prevalentemente sassoso, selvaggio ed incontaminato. Il Gran Paradiso spunta ora alla mia sinistra, oggi posso ammirarlo da più angolazioni, è come se stessimo ballando un walzer assieme.
Il sentiero è sempre ben indicato, anche i tratti su pietraia.
Ancora non ho capito se il giro nel senso in cui lo sto affrontando è quello migliore o che consiglierei. Ho incontrato diverse persone procedere nel senso opposto e questo mi ha insinuato qualche dubbio. Da un punto di vista fotografico forse hanno ragione, io sono sempre controsole. Dal punto di vista prettamente tecnico e di dislivello/fatica credo sia equivalente ma vi darò un giudizio finale a fine escursione. Tra le motivazioni che mi hanno portato ad affrontare l’anello in questo senso c’è il fatto, non trascurabile, che a fine escursione da Pont devo percorrere 2 km su strada asfaltata e per me sarà in discesa, a meno che non vi siate attrezzati con due auto.
Dopo una prima pietraia mi trovo ad attraversare un torrente con l’acqua che scende direttamente dal ghiacciaio. Un ponte in legno facilita il suo attraversamento.
Attraverso una seconda pietraia, trovo omini in pietra e frecce gialle in abbondanza. Questo mi facilita parecchio, mi sento guidata passo a passo. Ho perso quota per poi risalire.
Lo Chabod è diventato un puntino lontano lontano. Credo di essere a poco più della metà del percorso.
Si apre un bellissimo scorcio su tutta la valle sottostante. Intravedo anche la mia auto 🙂
Il sentiero procede con diversi sali scendi, caratteristica abbastanza comune dei lunghi traversi. Sono percorsi che possono affaticare parecchio le articolazioni ma per me ne vale sempre la pena.
Mi accingo ad attraversare la terza pietraia, questa però rispetto alle precedenti è più contenuta.
Sotto la Cima del Ciarforon appare finalmente alla mia vista il Rifugio Vittorio Emanuele ma non posso dire di essere arrivata, manca ancora un pezzettino.
Arrivo al Vittorio, alla fine ho impiegato 2 ore, un pò più di quanto indicato dalla segnaletica.
Una fetta di torta prima di scendere non me la toglie nessuno.
Ricordo la prima volta che sono salita a questo rifugio, erano le mie prime escursioni in montagna in assoluto e le mie prime escursioni in Valle d’Aosta. Sono passati diversi anni ma le emozioni si sono mantenute vivide come fossi salita il giorno prima.
Il ritorno avviene utilizzando il sentiero nr. 1 per Pont (tempo stimato 1 ora e 40 minuti)
Si tratta sempre di una Strada Reale utilizzata dal Re Vittorio Emanuele II per la caccia, presenta quindi caratteristiche molto simile quindi a quella utilizzata per salire allo Chabod, scorciatoie incluse.
Da Pont, come già anticipato, faccio ritorno all’auto su strada provinciale ma appena uscita dal bosco mi aspetta un piacevole tratto che costeggia il fiume fino al grande parcheggio e area camper.
Ho impiegato 1 ora e 30 circa per scendere fino a Pont.
TABELLA RIASSUNTIVA
- Partenza da Pravieux: quota 1.860 mt
- Tappa intermedia: Rifugio Chabod quota 2.710 mt
- Tappa intermedia: Rifugio Vittorio Emanuele quota 2.734 mt
- Arrivo: Pont quota 1.960 mt
- Dislivello complessivo: 1.100 mt
- Tempo A/R: 7 ore
- Totale km: 21,4