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Curiosa, entusiasta, sempre in movimento. Da quando ho iniziato a viaggiare non ho piu smesso! Se vuoi conoscermi meglio clicca sulla mia foto.

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Hai Van Pass – In viaggio verso Huè

Hai Van significa “mare di nuvole” e quando raggiungerete la cima della montagna sarete letteralmente circondati da nuvole, attraverso le quali, potrete scorgere in lontananza l’oceano.

Ci troviamo nel Vietnam Centrale, l’Hai Van Pass è un passo montano che collega Hoi Ann con la cittadina di Huè.

Ho utilizzato forse impropriamente l’aggettivo montano, si trova infatti a circa 500 metri ma siamo pur sempre in Vietnam e fino ad ora il paesaggio era caratterizzato da piatte risaie. Va da sé che la vista di questa montagna è stata, a modo suo, “imponente”. E poi ricordatevi che sono di Borgotaro, un paesino che vanta la stessa altitudine dell’ Hai Van Pass e, per i miei amici di città, io sono da sempre “la montanara”.

Ma non divaghiamo. Oggi ci spostiamo verso la cittadina di Huè.Il mezzo prescelto è la moto! Si,si avete capito bene: in moto!

L’agenzia a cui ci siamo appoggiati per alcune escursioni ci ha segnalato questa alternativa e non potevamo rifiutare. Gli accordi erano chiari: noi viaggiavamo in moto e i bagagli, se ingombranti, sarebbero stati trasferiti in auto. Troppo bello per essere vero. Qualche giorno prima di partite dall’Italia ho chiamato l’agenzia per fare il punto un po’su tutto e avevo ribadito che non siamo viaggiatori zaino in spalla, li stimo molto, forse un giorno ce la farò pure io, ma avevamo due valigie abbastanza voluminose, oltre allo zaino fotografico che forse pesa più della mia valigia.

La cosa aveva iniziato ad insospettirmi dopo aver notato, da subito, l’abilità con cui i vietnamiti riescono a trasportare sui loro scooterini di tutto, anche famiglie intere.
I miei sospetti erano fondati.Mentre ci rechiamo a fare colazione ci avvisano che il nostro driver, anzi il nostro biker, è arrivato.
Fuori, un ometto alto poco più di un metro ci viene incontro sorridendo. Bene, devo subito chiarire il tema valigia. Con fare concitato spiego che l’agenzia mi aveva assicurato un van per il trasferimento delle valigie. Lui scuote la testa, forse non ha capito o forse, come temevo, non ci sarà nessun van. Cerchiamo di chiarire la situazione e inizialmente sembra ci voglia caricare entrambi sulla moto con tutti i nostri bagagli.

Cerco di spiegargli che è impossibile ma il caldo già opprimente non mi aiuta nè a ragionare con lucidità nè ad esprimermi nei migliori dei modi.Con aria pacata il biker mi chiede: Can i see your luggage?

E’ chiaro che qualcosa mi sfugge. Saliamo per recuperare le valigie nell’incazzatura più totale. Ho già in mano il telefono per chiamare l’agenzia e lamentarmi del disservizio mentre penso ad una soluzione. Alla peggio chiameremo un taxi. L’Hotel il primo giorno si era proposto di organizzarci il transfer ma noi, con fierezza e dandoci anche pò di arie, avevamo spiegato che eravamo già a posto! Saremmo andati in moto! Eccerto….

Se non avessi dovuto scendere 2 rampe di scale trascinando il mio valigione sarebbe subito partita la chiamata. Pago il conto e inizio a lamentarmi anche con l’Hotel della situazione paradossale.
All’ affermazione: “good wheater today for your ride!” Mi devo letteralmente mordere la lingua.

Usciamo in strada con atteggiamento poco convinto e notiamo che nel frattempo si è materializzata un’altra moto. Il nostro driver, sempre sorridente e pacato ci spiega come ci saremmo organizzati.
La valigia verrà legata sul portapacchi e lo zaino posizionato sul cofano. Ognuno sulla proprio moto.

Dov’è il problema?Ora mi sento una completa idiota.

Scoppio in una risata, più isterica che di gioia, e spiego al biker dell’incomprensione.
Anche lui scoppia a ridere e scuotendo la testa concorda sul fatto che sarebbe stato impossibile!
Bene, ora che ci siamo chiariti possiamo partire in sella ai nostri bolidi, sotto lo sguardo incuriosito degli altri ospiti dell’Hotel che facevano colazione.

 

Ripensando a questo episodio, come a molti altri che seguiranno, mi rendo conto di quanto la nostra società occidentale sia “rigida”. Difficile vedere un asiatico perdere il controllo, soprattutto di fronte ad un problema “non problema”. Noi invece i problemi li creiamo anche quando non ci sono. Ed io sono abilissima in questo.

Sono arrivata alla conclusione, almeno per quanto mi riguarda, che corriamo tutto l’anno vivendo a ritmi ormai innaturali per riuscire a stare dietro a tutti gli impegni quotidiani e negli unici 20 giorni all’anno in cui possiamo finalmente staccare la spina pretendiamo che tutto sia perfetto, o almeno come lo avevamo pianificato. Non si accettano imprevisti, perché non possiamo perdere tempo ed energie. Ma purtroppo non funziona cosi. Dobbiamo imparare a rallentare e se le cose non vanno come sperato, bisogna provare a lasciare che gli eventi seguano il loro corso e respirare, respirare a fondo per mantenere la calma, una soluzione o un’alternativa si trova sempre. A livelli avanzati si potrebbe addirittura aspirare a non arrabbiarsi, ma bisogna diventare dei veri professionisti. Ci sto comunque lavorando su e non ringrazierò mai abbastanza i miei insegnati di Yoga per avermi indirizzato sulla giusta strada anche se ogni tanto, la pazienza, la perdo ancora.
Faremo varie soste durante il tragitto.Attraversiamo Danang, la Milano Marittima Vietnamita.
Un esteso lungo mare contornato da palme e Hotel extra lusso.
Ci fermiamo a fare una foto alla spiaggia, l’unica che, ahimé vedremo in tutta la vacanza.

Appena fuori Danag facciamo visita alla grotta Marble Mountain.

In realtà ci fermiamo subito ad un negozio di ceramica, la località è appunto famosa per questa attività, ci sono botteghe ovunque. Il brutto dei tour organizzati sono queste “marchette” obbligatorie. Non sei ovviamente costretto a comprare nulla ma poi quando sei li qualche cosa che ti piace lo trovi sempre. Acquistiamo due braccialettini giusto come ricordo. Dopo tutto sono i primi souvenir che compriamo.

 

Per fare visita alla grotta ci aspetta una bella salita!
Il posto è comunque molto affascinante e merita la sosta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Proseguiamo, in lontananza si vedono le montagne che di li a poco raggiungeremo e attraverseremo. Iniziano una serie di curve e tornanti che vengono per fortuna affrontati ad una velocità molto ridotta, questo ci permette di assaporare a pieno il paesaggio.

 

Danang è ormai lontana, ne intravediamo solo il profilo, stiamo lentamente risalendo la montagna.

Arriviamo al punto più alto, dove si trovano dei chioschetti e le rovine di alcune fortificazioni di grande importanza storica. Durante la guerra del Vietnam, l’Hai Van Pass, giocò un ruolo cruciale, essendo molto vicino al 17° parallelo che allora segnava il confine tra il Vietnam del Nord, in mano ai Vietcong guidati da Ho Chi Minh, e il Vietnam del Sud, sotto il protettorato americano. Il passo era un punto di osservazione strategico per controllare i due territori. Lo dimostrano i resti delle torrette di avvistamento e postazioni balistiche dove ora, con mia grande sorpresa, è in corso uno shooting di matrimonio. Non resisto, qualche foto agli sposi la faccio pure io.

 

 

Proseguiamo oltre, dopo lo svalico la strada è tutta in discesa.

Per pranzo ci fermeremo in una laguna, in un tipico ristorante di pesce.

Girare in moto mi piace un sacco ma, ammetto che, schiena e gambe ringraziano per la pausa.

Mancano ancora 50 km a Huè e ci aspetta un nuova sosta.

Visitiamo le Elephant Springs rock pools una specie di Acquafan naturale.

Tante piscine naturali collegate tra loro da passerelle di legno dove intere famiglie locali cercano refrigerio dalla calura pomeridiana.

 

 

 

Troviamo anche qualche turista, che come noi, si limita a pocciare i piedi e fare qualche foto davanti ad una curiosa conformazione rocciosa dalla forma inequivocabile di elefante.

Ancora una mezz’oretta e saremo arrivati a destinazione. L’ultimo pezzo è il più faticoso

Il traffico si è intensificato, stiamo percorrendo una moderna superstrada e di conseguenza il paesaggio ha smesso di essere interessante già da un pò.

Devo combattere per tenere gli occhi aperti, ho il dono di riuscire a dormire su ogni genere di mezzo di trasporto ma, in certi frangenti, dormire potrebbe non essere la scelta più azzeccata. In questo caso rischierei di cadere dalla moto e non sarebbe di certo divertente; devo cercare di rimanere vigile ma è durissima!

Tra uno sbadiglio e l’altro arriviamo finalmente ad Huè, mi sembra di essere in viaggio da giorni.

L’Hotel prescelto per la nostra permanenza è L’Alba Spa, un hotel nuovo ed elegante; arrivare in moto, tutti impolverati, e visivamente distrutti è stato abbastanza bizzarro, o almeno questo è quello che ho letto sullo sguardo interrogativo della signorina della reception.

Non ci resta che farci una bella doccia e andare a letto presto. Domani ci attende una giornata impegnativa in cui la moto giocherà nuovamente un ruolo da protagonista ma questo dettaglio ancora lo ignoriamo.

2 Comments

  1. Marta

    4th Feb 2024 - 15:44

    Ciao, ti ricordi quale tour avete scelto? Mi piacerebbe prenotare online ma vorrei sentire qualche parere…

    • Maria Paola Salvanelli

      5th Feb 2024 - 11:51

      ciao Marta, non avevo scelto un tour pre esistente. Avevo stilato il mio itinerario e poi lo avevo mandato all’agenzia che mi aveva aiutato ad inserire le varie escursioni ed attività ma ad esempio i voli interni e alcuni hotel li avevo prenotati in autonomia.

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